Salute come armonia con la propria natura
Probabilmente ti è già capitato di assumere qualche goccia di Rescue Remedy dopo uno spavento, oppure di un’essenza floreale specifica per affrontare una situazione in cui hai avuto paura o non riuscivi a prendere una decisione o lo scoraggiamento stava avendo la meglio.
Quelle che ho elencato sono tra le occasioni più frequenti in cui si ricorre all’uso della floriterapia, trattandola come una medicina, per cui, per ogni problema c’è il fiore da utilizzare.
Ora ti voglio parlare dei concetti che mi hanno colpito di più del pensiero del Dott. Bach, il medico inglese che ebbe l’intuizione di usare i fiori per “curare”.
Mosso da un grande amore per l’umanità e dal desiderio di alleviare le sofferenze al prossimo, aveva studiato medicina e intrapreso la professione medica.
Attraverso il suo lavoro di medico si era reso conto che pazienti affetti dallo stesso tipo di malattia reagivano in modo diverso alla stessa cura, dando una risposta personale, unica, e che quelli che reagivano in modi simili alla medesima terapia avevano in comune peculiarità caratteriali.
Con grande attenzione e minuziosità osservò a lungo i suoi pazienti e si convinse che per definire una cura occorresse tener conto innanzitutto della personalità del paziente, o meglio che si dovesse curare il paziente, non la malattia.
La sua ricerca su quali fossero le vere cause delle malattie lo portarono a concludere che alla vera guarigione si arriva dopo un cambiamento del modo di vivere, con una sensazione di gioia interiore, di pace dell’anima.
Nel primo capitolo di Libera te stesso, Edward Bach racconta di una ragazzina che vuole dipingere un quadro da regalare alla mamma in occasione del suo compleanno.
Dipingerà una casa, di cui conosce già ogni particolare, e con entusiasmo, amore e dedizione, si mette all’opera per terminare in tempo.
Bach scrive :
“Quand’anche possa sembrare una baracca, è comunque la più perfetta casa mai realizzata in un quadro; è un successo perché la piccola artista ha messo tutto il suo cuore e la sua anima, tutto il suo essere nel farlo. Questa è salute; questo è successo e felicità e vero servizio: servendo per amore, in perfetta libertà, ognuno a suo modo.”
Se qualcuno avesse interferito mentre la ragazzina dipingeva la casa, dicendo che così com’era non andava bene, suggerendo di fare diversamente, lei avrebbe perso, almeno in parte, l’interesse per ciò che stava facendo, avrebbe potuto, irritarsi, impaurirsi, demoralizzarsi, arrivare ad odiare il quadro e distruggerlo.
Continua Bach:
“Il quadro finale potrebbe essere una casa riconoscibile, però sarà imperfetta e un fallimento perché è l’interpretazione dell’idea altrui e non quella della ragazzina.
Questo è malattia: la reazione all’interferenza.”
Il quadro che realizza la ragazzina è metafora della vita di ciascuno di noi: nasciamo portando con noi il progetto, il quadro, che realizzeremo nella vita; se viviamo fedeli a quel progetto, lavoriamo al nostro quadro con spontaneità, amore, dedizione, ci saranno solo sfide e mai problemi.